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Tre sessioni di approfondimento tematico hanno caratterizzato, giovedì 14 ottobre, la quarta giornata di lavori di #confinicomuni, il VII convegno nazionale di montagnaterapia. La prima mattinata ha messo al centro la questione della FORMAZIONE E VALUTAZIONE. Le esperienze di La Spezia e Cuneo in particolare hanno evidenziato come le prassi agite nei contesti della montagnaterapia, se correttamente inserite in un processo di riflessione da parte dei professionisti, possono scaturire in processi e strumenti di valutazione assolutamente significativi perchè metodologicamente rigorosi. Pur nella diversità degli strumenti utilizzati e proposti (schede, scale, video) e dei punti di vista scelti per l’osservazione (i singoli, il gruppo nella sua interezza, i “sottogruppi” che danno vita al processo come nell’esperienza di Alessandria), l’agire in modo intenzionale e strutturato un processo valutativo consegna all’attività e ai suoi professionisti nuove consapevolezze. Gli interventi dei colleghi della Lombardia hanno poi completato il quadro con un contributo organico su strategie, obiettivi e contenuti della formazione (sia tecnica che professionale) a supporto, in particolare, degli operatori per consentire loro la necessaria tranquillità nell’agire il loro ruolo nelle attività. Paolo Piergentili (Segretario SIMONT) sottolinea che occorre qualificarsi per riconoscere queste attività come “terapia” e questo significa strutturare il lavoro in modo tale da poter dimostrare che l’approccio terapeutico funziona, ovvero ha una efficacia comprovata. Per fare questo occorre misurare gli esiti, e proprio questo sarà uno degli impegni della Socetà italiana di montagnaterapia per il futuro prossimo. Il secondo focus ha riguardato VALORIZZAZIONE, RICADUTE SUL TERRITORIO e SOSTENIBILITÀ, una sessione che ha saputo coniugare uno “sguardo lungo” capace di definire i prerequisiti, dalla definizione di una Carta Etica (come quella adottata dalla Regione Piemonte) con la concreta definizione di standard e criteri per una “accessibilità fruibile”, passando per un approccio attento alla creazione di reti e di alleanze in grado di valorizzare e sostenere le aree più marginali. La montagnaterapia si dimostra così un’opportunità interessante in grado anche di incidere in modo attento e selettivo sui territori che frequenta e abita. La serata culturale ha poi affrontato il tema del SOCCORSO ALPINO, dove si concretizza l’incontro tra MEDICINA e MONTAGNA: due esperienze significative e importanti in ambito medico e una riflessione quanto mai attuale sui rischi di una frequentazione non consapevole della montagna scaturita dalle esperienze “post lockdown” del Soccorso Alpino riportate da Gianluca Riccardi, questi gli ingredienti della serata del 14 ottobre. Oltre 600 i cardiopatici accompagnati in montagna dal centro di Prevenzione cardiovascolare di Reggio Emilia: si sono sfatati tanti tabù, si sono ridotti i farmaci e si è vista, anche in questo caso, l’importanza del gruppo per sostenere psicologicamente il percorso. Prima dei cardiologi proprio il movimento della montagnaterapia ha dimostrato la valenza terapeutica dell’attività fisica in ambiente, ha riconosciuto Gianni Zorbi, Direttore del Centro di Prevenzione Cardiovascolare dell’AUSL di Reggio Emilia. Camilla Costa invece ha fatto conoscere le potenzialità, ancora non interamente esplorate, dei bagni di foresta nei casi di malattia oncologica: le prime evidenze sono incoraggianti e l’avvio di una fase sperimentale promossa dalla Regione Friuli Venezia Giulia promette risultati interessanti, forse già disponibili per il prossimo Convegno di montagnaterapia. Gli approfondimenti scientifici di #confinicomuni proseguiranno in presenza per tutta la giornata di venerdì 15 ottobre al Centro Congressi del Campus universitario, Parco delle Scienze. Sabato 16 ottobre è invece in programma un evento conclusivo “open air” al Parco dei Cento Laghi, con trekking al Lago Santo e serata al Rifugio Mariotti. Info e approfondimenti: www.confinicomuni.it.

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